Salve, amici e amiche!

In questo primo numero della mia rubrica ho deciso di approfondire un aspetto che molti sottovalutano, ma che in realtà è in grado di apportare alla partecipazione di nozze un tocco di eleganza e unicità difficile da dimenticare! Di cosa sto parlando? Della calligrafia (dal greco calòs “bello” e graphìa “scrittura”).

Può sembrare quasi anacronistico parlare di bella grafia in un’epoca in cui tastiere e touchscreen hanno sostituito quasi del tutto carta e penna. Nel mondo delle cerimonie vale l’inverso. La bella calligrafia di una partecipazione di nozze, realizzata artigianalmente da un professionista, è sinonimo di cura e ricercatezza. Un particolare che non passa inosservato agli invitati.

Quante volte vi è capitato di ascoltare parenti o amici parlare dei loro matrimoni e del faticosissimo, per non dire noiosissimo, rito della trascrizione manuale dell’invito oppure dell’attesa in copisteria.

ATTENZIONE: l’”home made” in questo caso non paga, e sulla partecipazione si scrive a mano (su questo non ci sono dubbi)! Schiavizzare la vostra migliore amica o la sorella più piccola con una bella calligrafia non è la risposta al problema. Occorre affidarsi ad esperti del settore, in grado di consigliare la soluzione più adatta per la tipologia di partecipazione prescelta. I caratteri attualmente più in voga sono la “cancelleresca”, o corsivo italico, e il “corsivo inglese”. Quest’ultimo, in particolare, nato nel Settecento per una scrittura commerciale, risulta il più utilizzato e richiesto dalle coppie in quanto elegante e facilmente leggibile. Il corsivo inglese si caratterizza anche per l’alternanza di chiaro scuri, e soprattutto per lettere maiuscole particolarmente elaborate.

Archiviato per il momento l’argomento calligrafia, passiamo ad un altro aspetto spinoso: nell’invito occorre sempre adottare uno stile formale?

Niente di più falso. Non esiste una regola generale, anche se è il galateo consiglia l’utilizzo del “Gentilissimo/Gentilissima” nelle partecipazioni destinate non a membri stretti della famiglia. La formula “Gentilissima famiglia”, al posto dell’invito ad personam (ad esempio “Gentilissimo sig. Rossi”) permette di estendere il messaggio a tutti i componenti del nucleo familiare senza tralasciare nessuno. Va detto, però, che negli ultimi anni le cose sono cambiate. In luogo del più formale “Gentilissima famiglia”, sempre più spesso ci si imbatte nel più diretto “Famiglia Mario Rossi” oppure “Mario Rossi e famiglia”. Nelle partecipazioni più informali si trovano anche le formule “Mario, Francesca e Famiglia” e “Mario, Francesca e il piccolo Giuseppe”. Dipende molto dallo stile del matrimonio e dalla scelta della calligrafia. Per una partecipazione elegante le formule “Gentilissima” o “Famiglia” sono più appropriate. Per nozze con stile “country chic”, che virano decisamente sul tono informale, sono molto utilizzate le diciture “Nonna”, “Zio” e “Zia” per rendere più empatico e “vicino” l’invito.  

Da ciò si evince che per la scelta della scrittura della partecipazione, bisogna effettuare un’accurata valutazione iniziale in modo da uniformare tutti gli elementi ed ottenere l’effetto sperato. Citando Giorgio Armani “l’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare”.

Arrivederci al prossimo numero della rubrica,

Ciao e Ghirigoro a tutti!